Questo verbo rimanda a paesaggi esotici, città cosmopolite o piccoli paesini incantati, avventure, relax, divertimento, a volte lusso....e si dice spesso che è più importante il viaggio del raggiungimento della meta. Uno degli aspetti più interessanti del viaggio è sicuramente il venire a contatto con nuove culture, conoscere persone anche molto distanti da te, confrontarsi, crescere...
Bene, io vorrei parlare dei viaggi in metropolitana ed in generale sugli efficientissimi mezzi pubblici della nostra amata città.
Parlare dei ritardi secolari, delle condizioni igieniche paragonabili alle fogne di Calcutta sarebbe fin troppo semplice, vorrei approfondire un aspetto in particolare: gli incredibili personaggi che li popolano.
Ad esempio i graziosi vecchietti che ti provocano fratture scomposte agli arti inferiori con gli ombrelli. Se piove rischi anche una broncopolmonite acuta, dato che puntualmente ti rovesciano sugli, o peggio negli stivali litri e litri di acqua. Se non piove ti chiedi perché abbiano l’ombrello. E ti chiedi come sia possibile che puntualmente si metta a piovere quando tu hai sfoggiato il tuo nuovo paio di sandali. Credetemi, il numero di Cassandre che se lo portano dietro alle 8 di mattina di una splendida giornata di sole di metà giugno è elevato.
Le scolaresche, comitive di una trentina di bambini sudati che vengono buttati in qualche museo di cui ignorano il nome. Chiunque si sia trovato in una situazione del genere può capire; in caso contrario, non credo si possa immaginare il livello di decibel che la voce “umana” può raggiungere.
Le persone che raccattano avidamente dai cinque ai sei quotidiani (ovviamente perché sono quelli distribuiti gratuitamente, dubito che abbiano mai letto qualcosa di più interessante della mappa della metropolitana), li sfogliano velocemente guardando le figure e poi li buttano per terra o li lasciano sul sedile. Un paio di volte, con l’espressione di un angioletto ho detto “Scusi, ha dimenticato il giornale!”. Sono consapevole di essere passata per l’ennesima volta per una poveretta acida e frustrata, ma la soddisfazione di vedere l’espressione incredula di queste persone non ha prezzo.
E i controllori? Vi siete mai chiesti cosa facciano tutto il giorno chiusi nei loro gabbiotti? La risposta è assolutamente, categoricamente niente.
Vorrei approfittare di questa occasione per mandare un caloroso saluto al controllore che questa mattina mi ha fatto perdere nove preziosissimi minuti della giornata per controllare il MIO biglietto, facendo passare indisturbati quindici beduini che scavalcavano i cancelletti di uscita facendo versi degni del più feroce dei Poltergeist verso l’individuo che con calma e dovizia cercava di capire come avessi fatto a timbrare il biglietto il 15 dicembre del 2099.
E uno forse ancora più affettuoso al controllare al quale ho chiesto quale delle ventisette uscite fosse la più comoda per arrivare in una piazza conosciuta almeno quanto piazza Duomo, che mi risponde infastidito “Signorina, qui giù non mi orizzonto!”
Doveroso chiudere con l’aneddoto della signora in “leggero” sovrappeso incontrata qualche settimana fa; mangiava felice la sua terza schiacciatina pugliese, incurante di sbriciolarmene addosso almeno la metà. Vista la discreta stazza, la signora occupava metà del mio posto a sedere a dopo aver sbuffato ed essermi dimenata per svariati minuti, la perspicace compagna di viaggio mi dice che non è colpa sua se occupa così tanto spazio. La mia risposta è stata ovvia “Se evitasse di mangiare tre schiacciatine unte alle 10 di mattina magari non occuperebbe tre posti!”. La simpatia non è il mio forte e non sono politicamente corretta. Ma lo ammetto, per cinque lunghissimi secondi mi sono sentita un po’ in colpa.
Una parentesi a parte la meriterebbero il viaggiatore (senza distinzione di razza, sesso, religione o ceto sociale)che si mette accanto a te e legge allungando il collo il tuo giornale e l’ormai famigerato individuo che decora muri e cartelloni pubblicitari, insultando Lucifero con creatività, precisione e puntualità. Ormai una certezza che ti strappa un sorriso anche dopo un viaggio della speranza in un venerdì mattina di sciopero (sottolineare che gli scioperi avvengono sempre casualmente il venerdì o al massimo il lunedì, sarebbe francamente come sparare sulla Croce Rossa).
SG